Questo articolo è riservato ai convenzionati, se il vostro studio prospera senza convenzioni restate così, siete a posto, se invece per un motivo od un’altro vi siete convenzionati ragioniamoci un po’.
Chi usa l’agenda elettronica può fare importanti considerazioni sui rendimenti delle convenzioni. L’agenda consente di misurare il tempo dedicato alle singole convenzioni, definire il costo orario o il rendimento dello studio, sapere che percentuale di tempo spendiamo per la convenzione X o Y, definire il rendimento di un piano di cure in convenzione. Al tempo alla poltrona dobbiamo poi aggiungere il tempo passato (dalla segretaria, dall’assistente se non da noi) al monitor per sbrigare le pratiche di rimborso.
Se saturiamo troppo l’agenda con le convenzioni diminuirà il tempo da dedicare ai tariffari più remunerativi, approssimativamente, anche confrontandomi con colleghi, pare che una percentuale di convenzioni tra il 25 e il 33% del totale si possa considerare accettabile e soddisfa la ragione principale di avere una convenzione (diminuire i buchi in agenda). Aumentare la percentuale dell’incidenza del convenzionamento ci espone al rischio di non avere più il controllo della nostra struttura che di fatto diventa subordinata alle convenzioni.
Queste percentuali e queste considerazioni valgono per uno studio impostato sulla qualità, (intesa nel senso più generico, anche solo qualità di rapporto con il paziente) con appuntamenti di un’ora, se normalmente avete impostato il lavoro su appuntamenti di durata inferiore la situazione è meno critica, e potrete accettare di avere una percentuale di convenzionamento maggiore.
L’odontoiatria sta vivendo una profonda rivoluzione, la pletora, gli investitori (che sovvenzionano i franchising) e i terzi paganti (assicurazioni), stanno stravolgendo la nostra professione, gli studi si stanno spostando sulle strade e sono entrati nei centri commerciali, tra qualche anno al paziente sembrerà strano dover entrare in un palazzo per trovare il dentista. Con l’avvento delle convenzioni lo studio mono professionale è destinato a sparire a causa del carico di burocrazia da svolgere per ottenere i rimborsi. Non possiamo permetterci errori, dobbiamo aver chiaro cosa ci possiamo permettere di fare, come e se investire. Uno dei punti forti dei franchising è la gestione comune tra più professionisti delle strutture, del marketing e della pubblicità (che crea visibilità), possiamo cercare di imitarli, dobbiamo puntare alla saturazione delle poltrone, invece di avere due o più strutture agonizzanti perché non riunirle in una sede comune anche se le gestioni rimangono separate? Sembra l’uovo di Colombo, in realtà è un’obiettivo difficile da realizzare per una categoria sempre divisa, con forti individualismi, auto referenzialità e poca propensione ad esporsi alle critiche.
Esponete i vostri pareri
Se invece volete avere un interessante parere, in linea con il mio, sul recente cambio di atteggiamento ANDI verso le convenzioni andate qui
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