In questa società frenetica, dove si entra la mattina senza denti e si esce con le protesi fisse la sera, l’ortodontista si sente spesso stressato dai genitori che pensano che la tecnologia possa sopperire a lunghi trattamenti. Mia figlia Caterina ha appena finito le elementari e in questi anni spesso mi sono morso la lingua per non commentare l’operato di colleghi che, con ansia da prestazione, montavano attacchi su bimbi ben lontani dagli otto anni, incuranti di dove sarebbero finiti gli apici radicolari (aperti) di quei poveri dentini; in una contrapposizione tra fast tooth e slow tooth dove il buon senso e l’esperienza si frantumano davanti alla paura del giudizio dei genitori che, soprattutto se di famiglia agiata, frequentano solo gli studi di grido nei quali però il “professore” è sempre in qualche conferenza e sostituito dagli studenti, ho nascosto agli altri genitori quale fosse la mia professione per non dover dare pareri.
Purtroppo la cosa si ripete quotidianamente negli studi dove collaboro o nel mio; pazienti coscienziosamente seguiti per mesi oltre il tempo dovuto, si lamentano della lunghezza del trattamento non capendo che non è il trattamento lungo ma sono i denti che hanno il loro tempo di permuta; ormai il parere del conoscente o l’articolo in internet valgono più di lustri di esperienza e studi; Insisto nella mia posizione di ortodontista “funzionale” anche se mi è capitato di perdere un paziente solo perché il logopedista dice di non aver mai visto l’apparecchio che si sta usando su quel bambino o perché in classe gli altri non ce l’hanno uguale.
dite la vostra
Ciao Germano,
dopo lungo tempo intervengo:
prima un saluto a te e poi il mio commento:
sono dei coglioni !
Roberto Crenna
Ciao Roberto, che piacere sentirti dopo tanto tempo. Come procede?
Concordo in pieno con la tua generosa analisi, purtroppo il nostro, per colpa anche di “giornalai” pennivendoli, è diventata una professione equiparata, quasi, a quella di venditore di automobili. Noi dobbiamo solo essere responsabili del nostro operato senza ricevere in cambio la riconoscenza di chi spesso si mette nelle nostre mani soffocato dalla diffidenza. Sono contento, si fa per dire, di avere raggiunto la maggiore età di 57 anni, sperando di potere usufruire in un tempo abbastanza breve, della sofferta e sudata pensione, sgomberando il campo alle nuove leve. Un abbraccio affettuoso dal collega Fabio Rossi
Grazie Fabio, abbiamo la stessa età, sono ancora appassionato del lavoro di dentista (penso anche tu), solo che i low cost, i furbi e mille altre cose stanno trasformandolo, distorcendolo. La popolazione non ha più la percezione di qualità conta solo il quanto e non il come è difficile farsi apprezzare…….
Germano buongiorno.
Sfogo più che comprensibile, sottoscrivo in tutto e per tutto le tue osservazioni.
Come dicevamo tempo fa, purtroppo molto dipende da “noi” intesi come categoria; per decenni non abbiamo mai formato ed istruito i nostri pazienti,; ora ci troviamo con il bombardamento di informazioni accessibili sempre e da tutti, ma queste spessissimo (per non dire sempre) non sono attendibili ed incomplete.
L’informazione è quasi sempre di tipo “pubblicitario”, non costruisce conoscenza e cultura nelle persone; quando ti fermi a parlare con un paziente che fa domande spesso gli apriamo un modo sconosciuto e ti guarda meravigliato, quasi si stupisse che un dentista possa pensare prima di proporre una terapia.
Quante volte ho visto il viso incredulo dei genitori di un bambino a cui ho consigliato “solo” la logopedia prima di valutare il caso in toto e mi sono sentito poi dire :
“Sa dottore, quando mi ha mandato a fare logopedia, ho pensato che fosse inutile e che volesse prendere tempo; poi ho visto i cambiamenti in mio figlio ed ho capito. Grazie per come lavora”.
Purtroppo sono casi isolati e spesso sono come quelli che hai rappresentato.
Da sempre sono convinto che è più importante dare la possibilità di conoscere ai pazienti, più sono istruiti e più capiscono ed accettano il nostro operato.
E’ bello però vedere che non siamo gli unici “funzionalismi”.
Ma qui si potrebbe aprire un altro articolo, casomai la prossima volta.
Un abbraccio
Paolo
Io ho la tua stessa sensazione sull’argomento logopedista, dopo tutto il tempo speso a sottolineare l’importanza della deglutizione, mi cascano le braccia quando tornano le mamme e mi dicono “ma noi non abbiamo mica il tempo di fare gli esercizi a casa, noi pensavamo bastasse la visita……”.
Cosa vuoi Paolo…… è così
Cerco sempre di aspettare il timing “giusto”, ma c’è sempre qualcuno pronto all’intervento precoce.
Già mio nonno trent’anni fa diceva: “dico ai genitori che bisogna aspettare, poi qualche mese dopo incontro il bimbo per strada con dei brackets montati”.
Considerando che 30 anni fa il parere del medico contava ancora qualcosa……. ora siamo al pari del parrucchiere (se va bene!)
“nobody cares how much you know until they know how much you care”
storia vecchia, ahimè, ma più che informare e mantenere un atteggiamento corretto e adeguato al caso che si deve trattare, di più non si può fare.
Però la considerazione, in genere, rimane. Sono i soldi, che non ce ne sono più. Ho pazienti che nemmeno a cinquanta euro farebbero non dico un trattamento ortodontico, ma una conservativa…
e comunque, ricorda che la fama che deriva dall’onestà (in Italia spesso non) premia ed è durevole, anche se della reputazione, attualmente, pare proprio che non interessi nulla a nessuno.
Vero, soldi non ce ne sono e quei pochi sono spesi per Sky, 4 telefonini in famiglia, macchina più nuova della mia, le vacanze non possono mancare……….. sembra che le cose che ci distraggono siano così tante da non lasciare il tempo per ragionare sulle priorità e comunque come attrattiva il dentista è in fondo alla lista.
Quante volte ci sentiamo dire che i bambini ortodontici non hanno il tempo per portare l’apparecchio neanche un ora di giorno con tutte le cose che hanno da fare, allenamenti di calcio in primis…….. catechismo, gite, feste di compleanno, compiti. Più impegnati di Marchionne!