Ho sostituito il MacBook Pro da 15 pollici, ancora valido ma vecchio di 4 anni, con un MacBook Air da 13 pollici (ma stessa risoluzione in pixel) con 256 gb di disco allo stato solido, 4 gb di ram, processore da 2,13 ghz.
Impressioni positive:
Il vantaggio del disco allo stato solido in risveglio, riavvio, e FileMaker è stupefacente.
Nonostante il microprocessore più lento ammazza il MacBook 17 pollici i5 di Sandro Bramati.
Il ricalcolo del tempo di batteria è istantaneo, lavoro veramente dalla mattina alla sera in studio senza attaccarlo alla presa, nelle vacanze ho fatto sei ore di lavoro prima di andare sul rosso.
Monitor luminosissimo, leggerissimo, freddo, non parte mai la ventola.
Impressioni negative:
per la prima volta in 17 anni ho dovuto farmelo sostituire, il primo si bloccava se lo usavo attaccato all’alimentatore, sostituito senza problemi e con grande disponibilità da C.E. di Piazza Firenze a Milano.
Non si può chiedere la tastiera retroilluminata, ha il lettore dvd esterno.
La densità dei pixel sui nuovi monitor continua ad aumentare e io continuo ad invecchiare.
Penso che sia il primo di una nuova serie di portatili Apple, non tornerei più ad un hard disk a pennino scrivente per nessun motivo.
Mi pare che anche qui Apple abbia fatto da apripista, ottimo.
PS: FileMaker fa molto uso del disco fisso, qui è come avere tutto caricato in RAM.
MacBook Air
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
L’unico dubbio che ho in questo momento riguarda la memoria allo stato solido. So che hanno un numero definito di registrazioni oltre le quali lo stato stesso del banco di memoria ha una vita finita e quindi un accesso continuo di File Maker per scrivere e riscrivere possa completare questo ciclo vitale. Cosa ne dicono i tuoi amici esperti informatici. Sono preoccupazioni paranoiche oppure c’è il pericolo di ritrovarsi con la memoria morta sul più bello?
Grazie
Paolo
Riporto da Wikipedia:
Vantaggi [modifica]
La totale assenza di parti meccaniche in movimento porta diversi vantaggi, di cui i principali sono:
rumorosità assente;
minore possibilità di rottura;
minori consumi durante le operazioni di lettura e scrittura;
tempo di accesso ridotto: si lavora nell’ordine dei decimi di millisecondo[1]; il tempo di accesso dei dischi magnetici è oltre 50 volte maggiore, attestandosi invece tra i 5 e i 10 millisecondi;
maggiore resistenza agli urti: le specifiche di alcuni produttori arrivano a dichiarare resistenza a shock di 1500 g[2];
Maggiore durata: i dischi a stato solido hanno mediamente un tasso di rottura inferiore a quelli degli hard disk. Questo tasso oscilla tra lo 0.5% fino a 3% mentre negli hard disk può raggiungere il 10%.[3]
minore produzione di calore;
Svantaggi [modifica]
A fronte di una maggiore resistenza agli urti e a un minor consumo, le unità a stato solido hanno due svantaggi principali:
un maggiore prezzo per bit, pari a circa dieci volte il costo di un disco rigido tradizionale.
una possibile minore durata dell’unità, a causa del limite di riscritture delle memorie flash. I dispositivi attuali dichiarano un numero massimo di riscritture consecutive dello stesso bit che va da 10.000 a 1.000.000 di cicli, a seconda del modello e degli utilizzi ipotizzati.
Entrambi i problemi sembrano però destinati a risolversi in futuro. Le nuove tecnologie stanno portando memorie flash in grado di garantire durata pari o superiore a quella di un disco rigido tradizionale e attualmente i produttori dichiarano 140 anni di vita con 50 GB di riscritture al giorno su un’unità da 250 GB[2]. Il tutto grazie all’introduzione di particolari tecniche, quali quella dell’uso di nanotubi di carbonio. Il costo di questa tecnologia inoltre sta lentamente scendendo (senza nanotubi di carbonio), facendo facilmente presagire una futura sostituzione dei dischi tradizionali con unità a stato solido.
Personalmente non tornerei indietro per nessun motivo, appena si abbattono i prezzi, metto questi dischi anche sulle vecchie macchine.
Germano