Giovani odontoiatri e informatizzazione dello studio: Il migliore gestionale per l'odontoiatra

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Giovani odontoiatri e informatizzazione dello studio (parte prima)

Fino agli anni ottanta e novanta, aprire uno studio, con la prospettiva di una professione gratificante e remunerativa era un traguardo ambito, le difficoltà economiche e burocratiche si superavano di slancio, le attrezzature indispensabili si limitavano al riunito, radiografico e autoclave. Quasi nessuno studio era informatizzato e solo nei primi anni 80 iniziarono a far timidamente capolino in pochissimi studi, i primi computer con MS DOS. I programmi di gestione erano allo stato embrionale, l’interfaccia non era grafica ma a testo, di strumenti radiografici o fotografici digitali nemmeno si immaginava l’arrivo e i computer non permettevano certo la gestione clinica degli esami alla quale siamo abituati ora. La maggior parte iniziava la professione con i blocchi fatture e schede dentali di carta della Buffetti, generando una situazione che ha portato ad accumulare scatoloni di fatture di carta, cartelle e lastre che nel momento importante non si trovano.

L’odontoiatria è cambiata, l’impegno generato dal lato imprenditoriale della professione sta superando quello clinico, per questo informatizzarsi è indispensabile, purtroppo, per mia esperienza, la maggior parte di noi non è preparata a questo cambiamento. Iniziare con il computer per molti sembra ancora un’opzione e non una necessità dettata da una evidente esigenza, è una scelta che il dentista fa ancora in base alla propria forma mentale, che è indipendente persino dalla generazione.

L’arrivo graduale di strumenti digitali ha supportato e spinto sempre più l’evoluzione clinica, quasi nessuna procedura di lavoro è rimasta uguale. Trent’anni fa l’odontoiatria aveva da poco abbandonato il periodo delle devitalizzazioni con le paste arsenicate e delle corone stampate in oro e si preparava ad accogliere tutta la serie di evoluzioni che la avrebbero col tempo portata alla strumentazione dei canali con drill al Nichel Titanio e strumenti reciprocanti, ai Laser nelle loro diverse declinazioni, all’impronta digitale, ai fresatori e all’implantologia guidata dalle tac cone beam. Le nuove tecnologie sono state accompagnate da una quantità di attrezzature digitali elettromedicali veramente notevole che è entrata pian piano nei nostri ambulatori, tanto che ora l’investimento per l’apertura di un moderno studio al passo con i tempi è ingentissimo, sicuramente oltre le possibilità di un singolo giovane odontoiatra.

Il 2006, con il decreto Bersani di liberalizzazione della pubblicità sanitaria, sarà ricordato dagli odontoiatri come un anno di svolta, il decreto ha permesso, al primo grosso gruppo di franchising di farsi pubblicità sui media e, su questo esempio, favoriti dall’investimento di capitali nelle catene odontoiatriche da parte di fondi finanziari, è esploso il fenomeno Franchising con innumerevoli catene odontoiatriche differenti. Nel 2008, la crisi economica, diminuendo la disponibilità finanziaria della popolazione, ha esteso il fenomeno del turismo odontoiatrico, prima avvertito solo nelle regioni del nord-est, ad una fascia maggiore e meno preparata culturalmente della popolazione. In reazione a questo fenomeno una parte di odontoiatria più spregiudicata ha reagito con la nascita dei low cost/low quality. Pletora odontoiatrica, franchising, turismo odontoiatrico e low cost sono i sostituti del diffuso abusivismo che imperava trent’anni fa, purtroppo, l’attacco più pericoloso alla libera professione non arriva da questi ma da un’altra situazione. Le prestazioni sanitarie sono sempre più gestite da polizze assicurative sanitarie, fondi e casse di assistenza integrativa per molte categorie di lavoratori.

Le polizze sanitarie rappresentano dei benefit per la remunerazione di dipendenti che i vari sindacati riescono a ottenere per categorie di lavoratori in alternativa ad aumenti di salario. Intere fasce di popolazione sono, loro malgrado, convenzionate, lo studio dentistico, che sia convenzionato o meno, si trova perciò a dover gestire una mole di lavoro informatico legato alla burocrazia con aumento dei costi; inoltre, gli enti assicurativi cercano di indirizzare i loro assistiti a strutture in convenzione diretta a tariffe concordate, con buona pace della libertà di scelta del curante da parte del paziente.

Vedremo come l’aumento delle competenze necessarie a gestire le tecnologie che supportano la clinica e l’impegno burocratico nel gestire pratiche di rimborsi, consensi, modulistiche ed ora l’invio delle fatture al sistema 730 abbiano diminuito la redditività rispetto agli scorsi decenni rendendo indispensabile uno stretto controllo di numerosi paramentri che possiamo ottenere solo con l’informatizzazione della professione.

Germano Usoni

Decreto legge sulla concorrenza

Ospito sul blog il collega Tagliavia, mi ha mandato questa testo qualche giorno fa ma le necessità legate al 730 lo hanno fatto scivolare a oggi.

Decreto legge sulla concorrenza: perché interessa a tutti

In queste ore si sta discutendo l’approvazione decreto legge sulla concorrenza che imporrebbe, alle società di capitale eroganti prestazioni odontoiatriche, di avere nelle quote societarie almeno il due terzi iscritto agli albi odontoiatrici . In pratica i dentisti abilitati tornerebbero ad avere il giusto peso nella gestione di grandi strutture cliniche, cosa che finora non accadeva. I due principali sindacati di categoria ANDI e AIO sono molto favorevoli a questa novità e questa presa di posizione ha prodotto una serie di reazioni negative in particolare da due quotidiani nazionali.

Guido Scorza su “Il Fatto Quotidiano” del 25/01/2016 afferma che «una previsione che, nella sostanza, azzererebbe la portata di una delle liberalizzazioni varate, ormai oltre dieci anni fa, da Bersani e riporterebbe l’Italia indietro nel tempo, stabilendo – in assenza di qualsivoglia concreto beneficio per cittadini e mercato – che le centinaia di cliniche odontoiatre private aperte nel nostro Paese debbano necessariamente essere controllate da odontoiatri». Peccato che il giornalista Scorza ignori la realtà delle cliniche odontoiatriche di proprietà di società nate da aggregazioni di capitali. Realtà ben nota dalla maggioranza degli operatori sanitari che a diverso titolo lavorano in quelle cliniche.

È una realtà dove la figura professionale centrale nella gestione della clinica non è quella dell’odontoiatra ma di un’altra figura di natura commerciale: il financial manager, che opera secondo concetti di budget e bilanci, non interessandosi – anche perché la sua formazione professionale non glielo consente – della congruità terapeutiche dei pazienti, per lui clienti. Il financial manager presente nella gestione di queste cliniche esercita pressioni sugli odontoiatri (spesso a inizio carriera e timorosi) con obiettivi finanziari da raggiungere e insistendo affinché si concludano contratti di finanziamento. E questa è un’altra realtà, forse ignota ai giornalisti, in linea con le più moderne concezioni di marketing che possiamo definire la “modello smartphone”. Per la maggior parte degli utenti che possiedono uno smartphone è ormai noto come la funzione di telefonare in questi dispositivi non sia l’unica e che le cosiddette “app” abbiano un ruolo quasi predominante. Lo stesso accade in queste cliniche, le cure dentali sono il mezzo (come lo smartphone) per vendere preventivi e finanziamenti (le app). Dunque gli utenti che si rivolgono a queste strutture rischiano di ricevere cure di dubbia necessità e magari vincolarsi con dei contratti di finanziamenti da rispettare anche se sorge un contenzioso per cure dentali errate. Questi sarebbero i benefici per cittadini e mercato così esaltati da Guido Scorza.

Benedetta Arese Lucini sul quotidiano “Il Sole 24 Ore” del 26/01/2016 afferma che «inoltre questa decisione andrebbe a pesare sull’accessibilità alle cure da parte di una fascia di popolazione che prima non se le poteva permettere e oggi sì, grazie a una forte crescita del numero di centri odontoiatrici che ha favorito la riduzione dei prezzi, spesso a livelli proibitivi negli studi dei dentisti tradizionali». Niente di più impreciso. Basterebbe farsi solo un giro sui siti di queste cliniche per notare come le tariffe non siano così convenienti e basterebbe che farsi fare un preventivo per notare che molte tariffe apparentemente basse siano solo degli specchi per le allodole, perché il preventivo di cure alla fine presenta costi oscurati che lo elevano anche del 50% . Anche qui si fa fatica a capire in che maniera molte più persone possano permettersi le cure dentali.

Merita anche una considerazione, in mezzo a tutto questo entusiasmo per la liberalizzazione selvaggia, l’ampia disponibilità di capitali per strutture sanitarie che non usufruiscono di rapporti di convenzione dai sistemi sanitari regionali e quindi di rimborsi. In sintesi sfugge la convenienza economica su questi investimenti in uno scenario di saturazione dell’offerta. A riguardo recentemente sono stati dimostrati dubbi sulla provenienza di questi capitali per alcune catene di cure dentali. È noto infatti che il principale scopo degli investitori con capitali di origine illegale è prevalentemente quello del riciclare anche con ritorni economici modesti.

Con quanto detto fin qui non si vuole affermare che lo studio tradizionale, quello tipicamente costituito da professionisti proprietari delle strutture in cui operano non sia perfettibile. I progressi dell’odontoiatria, la maggiore informazione delle persone, la contingenza economica negativa e la concorrenza, sono alcune delle cose che da tempo suggeriscono anche una revisione del modello di studio tradizionale. È stato ormai ampiamente dibattuto che il modello di studio tradizionale – ancora prevalente nel panorama dell’offerta odontoiatrica – debba avere un approccio nuovo dove si integrino impostazioni di tipo imprenditoriale, senza però creare quella confusione di chi sia il reale responsabile di quella promessa di cura.

In sostanza, occorre ribadire che il centro dello studio è il professionista odontoiatra, non altri, anche in un’ottica di modernizzazione della gestione degli studi professionali.

Per finire diverse cose hanno prodotto questa situazione che non può essere definita un progresso per i cittadini richiedenti cure dentali: l’aver sostituito l’etica medica con quella commerciale e il fatto che nell’odontoiatria italiana da sempre si sono affacciati soggetti non autorizzati a esercitare (per esempio gli odontotecnici abusivi) e più recentemente sostenitori che sempre e comunque la libera concorrenza porti benefici. Anche a scapito della salute dei cittadini.

Nunzio Tagliavia

Stay tuned

Rimanete sintonizzati, manca poco, alla soluzione per l’invio da Dento delle fatture al MEF.

Non è una soluzione che avremmo potuto fare noi di Dento, è stato possibile grazie all’interessamento di Riccardo Linzitto, capo di xDent che rende disponibile agli utenti di Dento il modulo di invio al sistema 730 di xDent.

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Dento esporta sul desktop un file .txt e il modulo di xDent lo importa e si occupa delle spedizioni. Ci siamo incontrati con Riccardo giovedì all’una in centro a Milano e abbiamo concordato le ultime modifiche, sembra funzioni tutto, tra poco avrete il link per acquistare il modulo di xDent.

In Dento, abbiamo implementato una serie di facilitazioni e di controlli (doppi perché anche il modulo xDent ne fa) che ritengo siano indispensabili, senza questo aiuto da parte di xDent il progetto stesso di Dento sarebbe stato inutile.

Le nuove cose da sapere sono molte, ripeterò un corso appena tutto funziona che sarà gratuito per chi già ne ha frequentato uno anche in passato mentre costerà come il precedente (150 euro) per gli altri.

Credo sarà tutto pronto per il 25 gennaio in modo di consentire l’uso prima del 31.

Germano

 

Confusione normativa

Problema: tutti gli anni a venire entro il 31-1 dovremo inviare tutte le fatture dell’anno precedente, le fatture si potranno inviare SOLO se il pagamento è avvenuto. Con i pazienti convenzionati (ad es. FASI) il pagamento avviene 90 giorni dopo, come faremo a spedire queste fatture? Il legislatore dovrà prevedere un invio nell’anno successivo altrimenti dovremo per forza avviare questi pazienti all’opposizione dell’invio al sistema 730 pre compilato.

Visto che rimangono ancora alcuni “buchi neri” come ad esempio cosa devono fare le SRL che per ora non sono tenute all’invio, ipotizzo che ci saranno molte revisioni prima di arrivare alla versione definitiva della procedura.

Dal punto di vista informatico la cosa difficile (per me e Sandro) è fare la criptazione del codice fiscale perché bisogna conoscere la programmazione in java. Domanda: ma cosa lo criptano a fare? ve lo vedete un hacker che entra in un file sconosciuto tra le migliaia che arriveranno al giorno e lo apre per scoprire a partire dal codice fiscale chi è la persona che ha fatto delle cure nello studio di un altrettanto sconosciuto collega? a chi può interessare?

Germano

730 rotture

Al di la delle problematiche di programmazione il 730 precompilato porta ad alcune complicazioni pratiche. Ad ogni paziente dovremo chiedere se aderisce o si oppone all’invio delle fatture al sistema 730. Per non chiederlo ad ogni fattura sarà necessario far comparire una spunta (nella scheda dentale od ortodontica?) che indichi se l’argomento è già stato affrontato, mica potremo chiederlo per ogni fattura che emettiamo. Poi abbiamo il problema dei pazienti convenzionati, in convenzione diretta potremo spedire la fattura SOLO dopo l’avvenuto pagamento da parte dell’ente (a noi) specificando la quota pagata dall’ente e quella di spettanza del paziente, ma in caso di paziente convenzionato di uno studio non convenzionato? Dovremo spedire noi la fattura una volta pagati? Sarebbe meglio di no, altrimenti come potrebbe il tesoro sapere del rimborso? Oppure pazienti con patologie che consentono di portare le spese mediche in deduzione…..

Mi interessa sapere cosa ne pensate, io cercherei di spingere questi pazienti verso l’opposizione all’invio e voi?

Germano

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