La professione rubata
Noi siamo i dentisti, medici o odontoiatri, noi abbiamo la competenza, noi siamo i professionisti, noi decidiamo le terapie nell’esclusivo interesse del Paziente….. ma è ancora così? La nostra è ancora “libera professione”? Soprattutto è ancora nostra la professione?
Come può essere libera una professione dove le tariffe ci vengono imposte ad esclusiva convenienza delle convenzioni o dove le terapie nelle catene odontoiatriche viene decisa da un commerciale?
Se una devitalizzazione di un dente, con ricostruzione, provvisorio e corona per la convenzione vale 800 euro e impegna lo studio per 5 ore mentre un’estrazione con impianto e corona vale 1.600 euro e impegna lo studio per 3 ore, quale pensate sarà la terapia proposta in un centro dentale convenzionato dove il proprietario è un investitore?
Queste realtà noi professionisti le conosciamo bene, facciamole conoscere anche alla popolazione che è vittima delle convenzioni e delle catene dentali, alle spalle delle quali si celano fondi di investimento, non sono realtà etiche, non fanno beneficenza, se si permettono investimenti pubblicitari questi devono avere un rientro e lo dovranno pagare i pazienti.
Germano Usoni
Condivido le tue parole: è uno scontro epocale. Il libero professionista contro la multinazionale, la stessa identica cosa che sta accadendo con Uber. L’utente-paziente guarda solo il prezzo – che va bene conta, ma non può essere l’unico criterio – e perde di vista la qualità della prestazione. Invece di interrogarsi perché con proprio stipendio non riescono a pagarsi una devitalizzazione fatta bene, cadono nella trappola degli Uber-dentisti.
Il parallelismo con Uber è perfetto, solo che loro scendono in piazza e si incazzano, noi siamo pecore.
Vedrai quanti interverranno su questo post e sono oltre 1800 utenti con circa 1500 accessi al mese!
Germano
Infatti, siamo una categoria storicamente divisa.
Ho aperto il mio studio a Milano in zona Affori nel 1983, da allora ho visto nascere centri odontoiatrici di tutte le sorte, reparti ospedalieri, vedi Niguarda, trasformati in imprese etc., a 100 mt da casa Vitaldent ora chiusa e rinata con altro nome, io ci sono, resisto con la qualità e la continuità che loro non possono garantire, è comunque vero che non siamo una categoria unita perchè se cosi non fosse ……..
Hai detto bene, resisti, resistiamo, ma non dovrebbe essere così, non dovremmo avere come competitor investitori, banche o assicurazioni ma solo i colleghi vicini…..
Oooops a proposito siamo vicini di studio, tra i nostri studi ci sono solo 2 chilometri! 😉
Ciao Germano
Riflettevo sul fatto che in tempi relativamente brevi ci siamo dovuti misurare con concorrenti, al nostro confronto, titanici come forza. Per esempio, ipotizzando che se uno studio tradizionale fornisca una prestazione a regola d’arte e allo stesso costo di una catena dentale lo studio sarà svantaggiato in partenza. La catena dentale riempe gli spazi pubblicari dei tram e della città pubblicizzando questa (o altre) prestazione attirando, per forza, più potenziali pazienti. Ecco lo svantaggio a priori. Non potendo cancellare le catene dentali l’unica soluzione è battersi per una rigida regolamentazione della pubblicità. I parrucconi del libero mercato diranno che è corporativismo dimenticando che curarsi i denti NON E’ la stessa cosa come comprare un auto o un telefonino. Perché non fa specie vedere impianti dentali pubblicizzati a 1€ (visti in metropolitana) mentre farebbe orrore la pubblicità di una cistifellectomia a 300€?